Tecniche per la sedazione in ambito odontoiatrico
Dai soggetti che soffrono di ansia da poltrona fino ai pazienti portatori di handicap, sono molte le persone che, a vario grado, soffrono della paura del dentista. La sedazione cosciente o “analgesia relativa” offre una risposta valida, capace di superare i blocchi psicologici durante l’intervento odontoiatrico.
La paura del dentista: forme e reazioni differenti
La stomatofobia è l’ansia da poltrona che affligge un alto numero di persone. Questa patologia può essere di minore o maggiore intensità. Da un primo stadio in cui il soggetto vive uno stato emotivo provante, si può passare a quadri più complessi in cui potrebbe essere necessarie l’anestesia generale o la sedazione per via endovenosa. Malgrado siano spesso i bambini i soggetti più colpiti, non manca un numero rilevante di casi adulti, specialmente uomini. Generalmente più complesso è, invece, il trattamento odontoiatrico su pazienti con disabilità intellettiva che possono avere reazioni incontrollate durante le operazioni.
Cos’è la sedazione cosciente?
L’anestesia tradizionale è un semplice fastidio per la maggioranza dei pazienti. Diversamente, coloro che soffrono di stomatofobia soffrono registrano una reazione ansiosa anche durante questa fase. Inoltre, l’iniezione ha un effetto locale e, dunque, non agisce a livello mentale e non riesce ad alleviare lo stress. La sedazione cosciente riesce a superare questi limiti e permette all’équipe medica di operare al meglio. Questa tecnica anestesiologica sempre più diffusa consiste nell’inalazione di una mescola di protossido d’azoto e ossigeno tramite mascherina nasale. Dunque, non è in alcun modo invasiva e non provoca dolore. Offre un effetto anestetico sulla bocca e sugli stati emotivi dell’assistito.
Quale effetto ha la sedazione cosciente sul paziente?
Differentemente dalle operazioni in anestesia generale, la persona rimane perfettamente cosciente e collaborante. Tuttavia, durante tutto l’arco dell’intervento, è pervasa da una sensazione di leggerezza, tranquillità e benessere. Al termine della seduta, l’effetto della sedazione scompare nel giro di 2-3 minuti. Dunque, il paziente sarà in grado di lasciare la clinica autonomamente, in condizioni fisiche normali. L’anestesia non ha effetti sulla capacità di guidare e, più in generale, sulle funzioni motorie.
La sedazione cosciente per via endovenosa
In alternativa alla tecnica per inalazione, il medico può valutare la somministrazione dell’anestetico per via endovenosa. Questa procedura è preferibile nei casi più complessi con pazienti non collaborativi e per interventi di lunga durata. Nello specifico, è consigliata per chi soffre dei seguenti disturbi.
- Disabilità intellettiva
- Paralisi cerebrale infantile
- Autismo
- Sindrome di Down
- Cardiopatia
- Pazienti in terapia anticoagulante orale (TAO)
- Epilessia, Morbo di Parkinson, Alzheimer, SLA
- Oncologici in terapia farmacologica con i bifosfonati
- Iperreflessia (riflessi accentuati o riflesso del vomito).
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